14.7.17

PICCOLA OSTERIA SENZA PAROLE


"Una ferita si cura, tante ferite ammazzano. Dalle mie parti ci prendiamo una delusione al giorno, non di più. Aspettiamo che passi."



Piccola osteria senza parole
 
Ho letto questo libro perchè parla di casa mia: è ambientato in quella zona in cui la Bora di Trieste va a morire, in cui il mare è vicino ma non è limpido come in meridione, in cui d'inverno le case si perdono nella nebbia e d'estate nei campi di grano. La zona del Veneto tra Portogruaro e il Friuli, tra Concordia Sagittaria e il mare. Il luogo è Scovazze, che nel nostro dialetto significa "immondizie" ed oltre che essere ovviamente inventato rende da subito chiaro che non si tratta di un posto piacevole, del Veneto delle vacanze e delle cartoline da Venezia. E' un postaccio, ma con la sua poesia.

Un meridionale, Tempesta, arriva in cerca della parte mancante di una foto in cui si vedono un campanile e una donna, in questa parte di nord est che dicevo appunto, si ritrova ospite di gente del luogo in una cascina semi abbandonata.
La sua vicina è una signora che da anni aspetta l'arrivo degli alieni, il suo amico un omaccione di poche parole capace solo di lavorare, la gente che conosce sono gli avventori di un bar, un'osteria dove si parla poco ma dove ogni gesto di chi lo frequenta ha un suo significato.
A fare da sfondo agli amori, agli intrighi e ai silenzi di questa osteria ci sono i mondiali di calcio, Usa 94, il magico momento in cui non esistono più veneti e terroni ma italiani. Il meridionale canta l'inno nazionale, i veneti no, ma poi imparano.

strade tra i fossi, Veneto, estate 2017

C'è di buono in questo romanzo che i personaggi non sono stereotipi. Il meridionale è un uomo che viene visto con sospetto dalla gente del luogo all'inizio: è il terrone che non lavora, ha voglia di parlare e sa insegnare l'amore. Ma poi viene accettato e amato per quello che è e non per quello che rappresenta: i veneti che non sono bravi a promettere amicizia la sanno dare. I luoghi comuni che sembrano essere cavalcati in questa breve storia vengono superati, senza intento morale ma per semplice realismo.

Mi piacciono i personaggi, ognuno con la sua caratterizzazione che è fatta di lavoro, il lavoro di cui si parla così poco nei romanzi italiani, il lavoro che è quello che racconta le nostre vite più di quanto vorremmo. L'avvocato del romanzo non è un avvocato, qui non c'è posto per professioni o velleità di carriera. Qui la gente suda sulle strade da incatramare, va in pensione dopo anni passati a sentire olezzo di stalla, serve ai bar, gestisce bordelli. Non c'è molto di poetico in questo, ma lavorare bisogna e qui c'è il senso del pensiero del posto.
Non esiste altro razzismo dalle mie parti che quello verso chi non ha voglia di fare.

Questi personaggi sembrano dei balordi ma sono in alcune pagine di una poeticità disarmante: Bepo Basso, che sembra un bambino abbandonato a se stesso; Silvana Rasi che che aspetta l'arrivo degli UFO dopo un trauma che solo l'amore l'aiuta a superare;  Carnera, l'omaccione che non sa parlare d'amore ma impara a darne, per citarne alcuni. C'è della volgarità, certo, c'è molto squallore, c'è sporcizia e sudore, ma la bellezza è più umana se nasce dove non la cercheresti

spiaggia di Brussa, citata nel romanzo, estate 2017
Mi piacciono i posti. Li conosco come le mie tasche e nelle loro descrizioni ci ho trovato una magia e una verosimiglianza assoluti. Il vento, la nebbia, la pineta selvaggia vicino al mare, i campanili e i bar, posti normali di una provincia normale.

Luoghi in cui pare non capiti niente, salvo poi scoprire in un colpo di scena finale che qualcosa capita, ma è ben nascosto. Ed è così: le passioni qui non vengono sbandierate, il silenzio ammanta le cose da dire e quelle da non dire nello stesso modo.



E infine mi piace l'amore, perchè questo è un romanzo d'amore. Amore per la propria terra, per la gente, per la moglie e la nipotina che ci cercano al bar, per un uomo brutto ma buono, per l'umanità che non finisce in cronaca per un soffio. Amore come ultimo mezzo di riscatto in una vita che senza non è nemmeno vita.

A chi consiglio questo romanzo

Lo consiglio a chi non conosce il Veneto rurale, per conoscerlo e sorriderci sopra. Lo consiglio a chi ama il Veneto, per vedere che forse non siamo così diversi da come Cuomo ci descrive e non è neanche un male. Lo consiglio a chi vuole una storia a volte rozza, volgare, ma con grandi slanci poetici. Perchè così è la vita.




Piccola osteria senza parole
Massimo Cuomo
Ed. tascabili E/O
240 pagine
anno: 2015












(Questo post partecipa al Venerdì del Libro di HomeMadeMamma)

2 commenti:

  1. Ciao, prima volta che passo da te ma credo che tornerò. La tua recensione mi ha fatto venire voglia di leggere il libro. Me lo segno e grazie per il consiglio.

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    1. Grazie Priscilla, passerò spesso anch'io da te!

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