8.9.17

I PADRONI DELLA NOTTE

"E' come se ci fosse una bomba inesplosa che ticchetta piano nel suo cervello: ci sono migliaia di possibilità che l'aspettano lì fuori, nessuna che potrà realizzare."




Negli anni Novanta sono stata una appassionata lettrice di Trainspotting et similia: ho letto quasi tutto quello che potevo leggere di Irvine Welsh. A distanza di una ventina di anni mi sono imbattuta in un libro del 1975 che ha tutte le ragioni per essere il "padre" del genere, almeno per la Gran Bretagna industriale e operaia.
Il libro è Padroni della notte, dal quale è tratto l'omonimo film cult. E' ambientato in una cittadina del nord dell'Inghilterra, i protagonisti, che l'autore dice essere una sintesi di fantasia e realtà di persone che ha intervistato nei pub, sono ragazzi problematici: non sanno tenere un lavoro, non vogliono lavorare perchè lavorare, si diceva in quegli stessi anni, stanca. Il loro ambiente è il pub dove si alcolizzano, la strada dove vagano nella nebbia e nel buio della notte, gli stadi. Quando hanno l'amore non sanno che farsene, l'unica cosa che riesce a dar loro un guizzo di vitalità è la violenza: da sfogare sugli immigrati, sui tifosi della squadra avversaria, su chi è ricco, su chi li guarda in faccia, per qualunque pretesto insomma.

Un libro mai inutilmente violento però, dove le aggressioni vengono raccontate senza la morbosità che ho trovato a volte nei romanzi di Welsh, per tornare a lui. Questo è un aspetto che mi è piaciuto; non c'è morobosità nè giudizio morale, l'autore non difende e non accusa gli autori delle violenze indipendentemente dal fatto che si tratti di giovani perdigiorno o di poliziotti.

Le donne sono madri sole, sia che vivano con un marito sia che siano single: hanno amanti, figli, un lavoro, ma l'idea che ne ho ricavato è quella di una profonda solitudine e di un'emancipazione zoppicante. Gli uomini si uniscono nel branco, riescono a trovare un terreno comune almeno nella violenza. Le donne gravitano attorno agli uomini ma sostanzialmente sono un contorno: un oggetto sessuale, qualcuno che prepara la cena, che presta soldi. 

Un aspetto interessante è che ne I padroni della notte si parla di lavoro. E' con la questione di genere una tematica che mi sta molto a cuore, ho apprezzato come viene trattata qui. Si parla di operai, di magazzinieri, di commesse, di poliziotti. Lavori ordinari, che implicano fatica fisica e una retribuzione non eccezionale, che danno quanto basta per tirare avanti e che spesso non danno alcuna soddisfazione. Lavorare bisogna, ma ci vuole forza per fare tutto il giorno qualcosa di faticoso e demotivante quando si possono raccimolare soldi uscendo dalla legalità, con la droga o la violenza, in una società il cui modello è quello del vincente che vive felice senza apparente sforzo.

Il giorno è per la gente che sta nelle fabbriche, per quelli che scelgono una vita onesta, la notte ha le sue regole e i suoi padroni, del tutto diversi, non sempre vincenti, se mai lo sono davvero.


I padroni della notte
di Trevor Hoyle
trad. G. Zeuli
Dalai editore, 2008
anno di pubblicazione: 1975







 (Questo post partecipa al Venerdì del Libro di HomeMadeMamma)

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