31.5.14

letti in maggio

In questo mese di maggio ho iniziato finalemente ad andare al mare, non è ancora tempo di letture da ombrellone ma ci stiamo organizzando.
Questi sono i libri che ho letto a maggio, un post speciale l'ho dedicato a Mala Dies di Angelo Lallo.


Viviane Elisabeth Fauville (Julia Deck)


Il denaro, l'amore: si prende uno quando non si ha l'altro.

Non mi piace parlare di libri che non mi convincono fino in fondo, ma non mi piace nemmeno dire che un libro mi convince se non è così.
Inizialmente mi ha appassionata e coinvolta: la protagonista e i suoi gesti, la bambina piccola da accudire, la vicenda dolorosa della separazione dal marito, mi hanno fatta entrare nella storia con interesse. Poi però a un certo punto la storia si affolla di personaggi, ci sono incontri improbabili, ricordi che affiorano, voci diverse che si alternano.
Ho fatto davvero fatica a seguire questo intreccio, anche se giustificato dalla malattia della protagonista. E' un romanzo che disturba, ma che poi a me personalmente non ha lasciato molto, magari è un mio limite, magari invece la storia della disperazione di questa donna poteva essere raccontata meglio.


La paga del sabato (Beppe Fenoglio)


Ecco là gli uomini che si chiudevano fra quattro mura per le otto migliori ore del giorno, tutti i giorni, e in queste otto ore nei caffè e negli sferisteri e sui mercati succedevano memorabili incontri d'uomini, donne forestiere scendevano dai treni, d'estate il fiume e d'inverno la collina nevosa. Ecco là i tipi che mai niente vedevano e tutto dovevano farsi raccontare, che dovevano chiedere permesso anche per andare a casa a veder morire loro padre o partorire loro moglie. E alla sera uscivano da quelle quattro mura, con un mucchietto di soldi assicurati per la fine del mese, e un pizzico di cenere di quella che era stata la giornata.

Un libro molto intenso, che fa leggere la guerra sotto un aspetto che ho visto raramente affrontare: la difficoltà a reinserirsi nella società civile da parte dei combattenti. E soprattutto da parte dei combattenti partigiani, quelli che erano fuori dall'esercito ufficiale e che hanno ucciso, combattuto, sofferto e dato molto per avere un'Italia migliore e che poi spesso sono stati abbandonati a se stessi e al loro destino. 
Il protagonista di questa storia vive male il ritorno alla normalità della pace, è inquieto e rifiuta il lavoro impiegatizio perchè lo reputa una perdita di tempo, una privazione di libertà. Accetta allora di partecipare alle scorribande di un gruppo di delinquenti locali, riesce a mettere da parte del denaro e poi grazie a questo ad aprire un'attività onesta, con un colpo di scena finale che però  non lascia margine alcuno all'ottimismo. Sembra che i sopravvissuti siano dei dannati: sia che si sia stati dei fascisti e quindi dalla parte "sbagliata" della storia, sia che si abbia combattuto per liberare il paese.
Sullo sfondo di queste vicende, due donne: la mamma del protagonista e la sua fidanzata. Donne abituate a fare da serve a marito e figlio in un caso, a padre, fratelli e fidanzato nell'altro.
Un'Italia che si era appena liberata dal fascismo ma non dal suo retaggio culturale, dal modello femminile di donna serva o puttana, in cui la libertà e l'emancipazione femminili erano ancora lontane da realizzarsi, se mai si sono realizzate del tutto.


Levels of life (Julian Barnes)


You put together two things that have not been together before. 
And the world is changed.

Amo molto lo stile di Barnes, la sua scrittura facile da leggere quanto profondo è il tema che affronta. Questo non è un romanzo, è una riflessione sulla natura umana che ci porta a desiderare di salire verso livelli sempre più alti, con mezzi che vanno dalla stregoneria alla tecnologia, o più spesso, forse più banalmente, con l'amore. A volte funziona, a volte davvero raggiungiamo vette tali da farci sentire simili agli dei, altre volte funziona meno, altre volte è un vero fallimento.
Questo libro parte come dal racconto dei primi voli in mongolfiera, poi passa a raccontare un amore fallito del passato, e infine arriva a parlare del dolore del lutto che l'autore prova per la morte di sua moglie.
Un dolore che racconta con molto equilibrio, con onestà ma senza fare sconti sulla sofferenza che la malattia della moglie e la solitudine che segue alla sua morte hanno portato. Non lesina critiche agli amici, si percepisce il distacco immane tra lui e tutto quello che gli sta attorno, la difficoltà comprensibile di rielaborare un lutto tremendo, quello per il grande amore della propria vita.
Un testo che non può lasciare indifferente chiunque sappia cosa siano amore e dolore maturi.

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