16.6.14

parto da qui

Questa è la storia di un parto. Anzi: è la storia di due parti. No. Non c'è stato nessun parto.
Allora facciamo che questa è la storia di due partenze, una così così, una un po' meglio, ma se da qualche parte bisogna partire allora tanto vale farlo, sia come sia.


La prima storia si chiama Andrea, ed è iniziata in un grigio mattino di gennaio.
Scendo le scale per salutare il mio compagno che sta per andare al lavoro, e mi accorgo che qualcosa sta succedendo, qualcosa che però non è come dovrebbe.
Infatti decidiamo di andare in ospedale, Lorenzo sa che perdere le acque significa che l'attesa è quasi finita, ma non ci crede, siamo un po' in anticipo sui tempi, siamo ancora impreparati a questo evento. Ma i grandi eventi succedono quando vogliono loro, non quando crediamo noi. Siamo sereni e ottimisti, anche quando ci dicono: Il piccolo si sta soffocando col cordone, serve un cesareo d'urgenza.

Quello che viene dopo è un trambusto rapido e silenzioso: un quasi papà che si sente svenire vedendo un'ostetrica, una quasi nonna che arriva trafelata e vede tutto questo e piange, una quasi mamma che qualcosa di più grande di lei sta come stordendo. Non sento dolore in niente di quello che mi fanno, non sento gli aghi, non sento le flebo, niente.
Sento invece una voce e una carezza, la voce dell'anestesista che mi sussurra parole dolci con un accento siciliano che è pura poesia, la voce di Jovanotti alla radio che canta io lo so che non sono solo anche quando sono solo, io lo so che non sono solo, e rido e piango...
E poi la voce del mio Andrea. Io lo so che non sono solo.
Andrea per qualche cosa che se fossi credente non esiterei a definire miracolo, dopo una breve resa, ce la fa. Rosso in viso, sfinito, ma in salute e senza complicazioni.
Mio figlio. Per la prima volta. Mio figlio.

Aurora, lei invece no. Lei non ne vuole sapere di muoversi. Tanto che chiedo sempre a mia mamma e a mia nonna, che di figli ne capiscono: ma com'è che sono così diversi già nella pancia questi due?
Eppure. Aurora non ha fretta. Lei sonnecchia beata nella tana della mia pancia, come un giorno radioso che aspetta di splendere.
Ed arriva quando decide la dottoressa, perchè poi potrebbe essere pericoloso.
In una mattina di agosto, dopo una serata al mare a conclusione di una vacanza meravigliosa e serena.
Un'altra operazione, questa volta alla radio canta Cesare Cremonini: ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo...
E la voce della dottoressa che operava e diceva in greco versi che parlavano di Aurora dalle dita di rosa.
Il suo faccino tondo e paffutello, quella smorfia che non dimenticherò mai che è cresciuta con lei.

Andrea e Aurora, due partenze così diverse, così uniche, come ogni volta che si parte. Ed è stata bella la partenza, in quel primo sguardo che mi ha unito ai miei figli, ma ancora più bello è il viaggio, ogni giorno, con lo stesso entusiasmo di allora.


Un po' in ritardo partecipo con questo post all'iniziativa Parto da qui di Maria Elena, Gab e Francesca  . Un'iniziativa molto bella, complimenti per l'idea.


4 commenti:

  1. Che bello e che grande emozione leggere questo post! E le canzoni!!! Perfette in quei momenti....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie!! mi emoziono ogni volta che ne parlo o che ci penso :)

      Elimina
  2. sono stati momenti difficili ma è sempre bello ripensarci...anche io cesareo inaspettato (ma dopo ore di travaglio) e non ho avuto la fortuna di avere una buona anestesista ma una che mi ha messo ancora più paura! :P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono stata davvero fortunata, lo ammetto. Quell'anestesista me lo porterò sempre nel cuore, anche se non so nemmeno che faccia abbia.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...