30.6.14

letti in giugno

Di solito a giugno inizio a leggere le tanto agognate letture da ombrellone.
Quest'anno, tra feste di compleanno, feste per l'asilo e cerimonie varie, al mare siamo andati ancora poco e per leggere sbracati davanti al mare dovremo aspettare luglio o addirittura le ferie d'agosto.
Nel frattempo questo mese ho letto questi libri.

Grottesco (Patrick McGrath)


"Assistere allo sfascio di quel che ci circonda, mi sono reso conto, esige un tributo; finiamo noi stessi per tendere allo sfascio."

Senza dubbio una trama particolare, quella di questo romanzo ambientato nell'apparentemente calma campagna inglese del secolo scorso. Uno studioso di paleontologia, la sua ambibua moglie, il maggiordomo, il giardiniere, la figlia disperata per la scomparsa del fidanzato che ha un intrigo col maggiordomo, la moglie del maggiordomo gentile e alcolizzata, la consuocera ricca... C'è un coacervo di personaggi che sembrano lo stereotipo o il grottesco appunto dei thriller tradizionali. 
C'è un omicidio e c'è un colpevole che sembra certo sin dal principio. Poi però le certezze vacillano, come è giusto che sia in un thriller che si rispetti.
Un romanzo non proprio da ombrellone, nel quale ho fatto un po' fatica ad "entrare" ma che poi tutto sommato è valsa la pena leggere.

La panne (Friedrich Duerrematt)



"I destini si assomigliano tutti"

Un agente di commercio si ritrova, per il classico guasto della macchina, a passare una notte in una villa in cui un gruppo di attempati amici, per gioco, inscena un processo a suo carico.
Il gioco è divertente, la requisitoria è incalzante, domanda dopo domanda l'imputato confessa, e sembra orgoglioso di confessare il suo reato, che ha commesso certo in modo non intenzionale, o forse, ancora peggio, in modo non coscientemente intenzionale.
Si legge davvero in poche ore, il finale è per certi versi prevedibile, per altri terribile.
Fino a che punto siamo disposti ad accettare le nostre azioni? Fino a che punto viviamo consapevolmente la nostra vita? Quanti modi ci sono di far del male a chi ci sta accanto e perfino a noi stessi?
Un romanzo davvero breve, ma intenso.

Cecità (Jose Saramago)



"Senza il futuro il presente non serve, è come se non esistesse"

Un anno fa di questi tempi venivo letteralmente folgorata dalla scoperta di Saramago. Da brava lettrice seriale quale sono, sono tornata a leggere un suo romanzo: questa volta la scelta è caduta su Cecità, che non ha tradito le mie aspettative nonostante le aspettative fossero davvero alte.
Per una misteriosa epidemia di cui nessuno capisce l'origine o la modalità di diffusione, gli abitanti di una città imprecisata divengono improvvisamente ciechi, uno alla volta.
L'unità di crisi del paese decide di chiuderli in strutture adattate alla bell'e meglio, fino a che i ciechi sono talmente tanti che le autorità stabiliscono di obbligare chi venga affetto da questa strana malattia  a restare chiuso in casa. Poi però diventano ciechi tutti, tranne una donna, che vive quest'orrore cercando di salvare se stessa e chi ha vicino dall'abisso a cui sembra destinata l'umanità.

La trama è già di per sè sconvolgente, ma il senso di questa storia lo è ancora di più. Saramago usa la letteratura per svelarci i piccoli abomini di cui siamo fatti noi umani, e le vette di grandezza ordinaria a cui riusciamo ad arrivare.
Il modo in cui vengono raccontati l'orrore, la paura, la forza e tanto altro di quello che c'è di umano e non in questo romanzo è straordinario: uno stileironico, quasi leggero, senza inutile enfasi, senza retorica.
Raccontare l'assurdo in modo normale, raccontare quello che sappiamo di noi e che non vogliamo vedere, quello davanti a cui siamo ciechi. E' straordinario.
Credo che il prossimo anno di questi tempi leggerò ancora Saramago, un libro ogni tanto, che se li leggo tutti assieme poi succede come con Kundera, che non me ne restano più.


Officina Bolìvar (Mauro Daltin)



"Restare fermo perchè si ha voglia di restare fermo, e non per paura di andare."

Giugno è il mese in cui a Portogruaro si svolge un festival della bicicletta e del viaggio lento: Ciclo Mundi. Tra le varie bancarelle ce n'era una che mi ha fatto riscoprire il piacere della lettura di racconti di viaggio, un genere che apprezzo a fasi alterne.
Tra i vari libri che ho comprato c'era Officina Bolìvar, che mi ha fatto fare un viaggio immaginario in un'America che non ho mai visto e mi ha fatto tornare la voglia di viaggiare come facevo da ragazza: senza alberghi, senza mezzi personali, viaggiare tra la gente e senza fretta, senza le tappe caratteristiche del turismo di massa.
Questi racconti sono brevi e intensi, ci parlano di immigrazione friulana in Argentina, del calcio come fatto culturale, di lotte per l'acqua e per i desaparecidos e molto altro. Sono frammenti scritti bene, è come viaggiare accanto allo scrittore che ha la delicatezza di lasciar parlare il paesaggio e la gente che incontra. Un viaggio silenzioso in Sudamerica, un viaggio molto bello che invidio un po' a chi l'ha scritto, ma che in futuro, forse, non si sa mai.

2 commenti:

  1. posso consigliarti un libro stupendo che ho appena letto "La verità sul caso Amelia" è molto bello e attuale.
    grazie per le drittte.
    a presto

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    Risposte
    1. ti ringrazio tanto Marzia, lo leggerò volentieri se lo consigli tu. Ciao ciao :)

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