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Questo è uno dei librini che potrei definire buono nelle intenzioni, anche se come ben sappiamo alle intenzioni non corrisponde necessariamente un buon risultato.
Gabriele è un bravo coniglietto, ma è molto più alto dei suoi compagni di scuola e per questo viene da tutti deriso e isolato. Per non essere escluso Gabriele fa di tutto: mangia meno per non crescere, cammina piegato, cerca di passare inosservato ma non riesce a farsi accettare. La mamma allora lo porta dal dottore che lo rassicura e gli dà coraggio, e lì dal dottore conosce una coniglietta che si sente emarginata perché non cresce alta come gli altri.
Il lieto fine è che Gabriele diventa un campione di basket molto ammirato e la coniglietta Adele gli mette al collo una medaglia dicendo che alti o bassi basta essere amici.
A parte la semplicità del testo che può essere adatta ai bambini molto piccoli a cui questo librino è rivolto, mi chiedo se continuare a ragionare per stereotipi faccia bene ai bambini o se li fossilizzi ulteriormente negli schemi mentali di noi adulti.
Ci sono due figure di adulti nella breve storia: la mamma e il dottore. Ovviamente il genitore è la femmina e lo specialista è il maschio.
Ci sono due bambini che hanno difficoltà ad essere accettati nella breve storia: Gabriele perché è troppo alto e Adele perché è troppo bassa. Come risolvono la questione? Gabriele diventando un eroe dello sport, Adele arrampicandosi per mettergli al collo una medaglia. A lui gli onori, a lei l'onere di lodarlo in pubblico.
Io capisco che non dovrei pretendere troppo da ogni libro per bambini che mi capita per le mani, ma mi chiedo: ha davvero senso voler sconfiggere bullismo e stereotipi, se poi siamo noi i primi a perpetrarli? o ci sono stereotipi di serie A e altri di serie B?
Gabriele è troppo alto!
di Mymi Doinet e Nanou
ed. Zetabeta, 2005
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